Crescono le rinunce delle famiglie e si estende l’area del disagio.
Sempre più allarmanti i dati dell’Istat sull’inflazione: nel secondo trimestre il tasso accelera per le famiglie meno abbienti al 9,8%, mentre per i nuclei più agiati del +6,1; questo accresce ulteriormente le disuguaglianze e le disparità nel nostro Paese.
Aumentano, infatti, in misura maggiore non solo i beni energetici, ma anche i prodotti alimentari e, in misura più contenuta, i servizi. La forte crescita dei prezzi dei beni, specialmente quelli del comparto alimentare, incide fortemente sulle famiglie meno abbienti: ecco perché questa dinamica inflattiva non fa che ampliare le differenze tra questi e i nuclei più agiati.
Differenze che si ripercuotono, in maniera ancora più marcata ed evidente, sulle abitudini di consumo delle famiglie. Secondo le rilevazioni aggiornate dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il termometro dei consumi segna forti squilibri:
- diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce (visti i forti rincari in parte motivati dai maggiori costi sostenuti per l’allevamento e per la pesca), quando si acquistano tali prodotti si opta per tagli e specie meno pregiate;
- si scelgono verdure e ortaggi più convenienti, si ricorre alle offerte e ai banchi “last minute” con i prodotti più vicini alla scadenza;
- si evita sempre più spesso di mangiare fuori casa;
- per quanto riguarda i trasporti, visti i costi esorbitanti dei carburanti, i cittadini (nonostante l’impennata di contagi da Covid-19), utilizzano molto di più i mezzi pubblici, andando ad incidere negativamente sulla qualità del servizio già in molti casi estremamente carente;
- in tema di vacanze, le famiglie che possono concedersi il lusso di partire optano per soluzioni low cost (cercando ospitalità presso amici e parenti o prenotando fuori stagione) o riducono la durata del proprio soggiorno;
- diminuiscono le spese per la cura della persona (i cui prodotti segnano marcati rincari): si cercano sempre di più soluzioni fai da te o si ricorre a prodotti più economici;
- sono in forte riduzione anche le spese per la salute: si tagliano le visite specialistiche non urgenti, le cure odontoiatriche, ma soprattutto si taglia sulla prevenzione.
“Modifiche e rinunce che segnano un vero e proprio cambio di passo nei consumi e che determinano un netto peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie, non solo di quelle meno abbienti. Tali comportamenti, infatti, riguardano sempre di più anche il ceto medio, a testimonianza della progressiva e allarmante estensione dell’area del disagio. Ciò si ripercuote negativamente sulla domanda interna complessiva, alimentando il rischio di una decrescita economica.” Afferma Michele Carrus, Presidente di Federconsumatori.
“Appare evidente – prosegue Carrus – che le misure temporanee e limitate finora adottate non sono sufficienti per far fronte a questa grave situazione. È necessario che le forze politiche facciano di tutto, in questa fase, per porre fine alla crisi di governo, per poter adottare al più presto misure urgenti per sostenere la crescita e contrastare le disuguaglianze economiche e sociali.”
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